Il convento di San Vincenzo a Sorrento, cenni storici ed immagini.

 

A sinistra e sopra: il Convento in lastre fotografiche di fine ottocento / inizi novecento.

 

William Waldorf Astor demolì il convento “estirpandolo dalle fondamenta”

Francesco De Angelis, Sindaco di Sorrento negli anni 1944/45 ed autore del libro “Il Convento di San Vincenzo a Sorrento” edito nel 1979  e consultabile presso la Biblioteca comunale Bartolomeo Capasso, narra che il ricco editore ed uomo d’affari statunitense divenuto nuovo proprietario della magione sorrentina attualmente denominata Villa Tritone, acquistata dagli eredi del barone Labonia, comprò, senza neanche averlo mai visto, il convento di San Vincenzo al solo scopo di raderlo al suolo e munire la Villa di un sontuoso giardino. Negli ultimi mesi del 1905 scompariva dunque uno degli edifici religiosi più antichi della penisola sorrentina: sorto nel 1200 come monastero di San Giorgio fu intitolato a San Vincenzo nel XVI secolo. Nel corso della drammatica e feroce scorreria saracena del 1558 il monastero subì saccheggi e devastazioni e le suore che dimoravano nella struttura vennero fatte schiave. Dieci anni dopo l’edificio, abbandonato ed in precarie condizioni, fu concesso dall’Arcivescovo di Sorrento Mons. Pavesi ai frati domenicani stanziati nel villaggio di Casarlano, i quali ristrutturarono il complesso e vi si stabilirono. Torquato Tasso frequentò il convento nel 1577, accompagnato da Padre Fabiano quale suo monaco confessore.

Nel 1809 a seguito della soppressione degli ordini religiosi i frati dovettero abbandonare la struttura, che fu adibita ad ospedale civico. Nel 1835 essendo stato spostato altrove l’ospedale il monastero fu concesso ai PP. della Compagnia di Gesù che vi stabilirono il loro noviziato. Negli anni successivi il noviziato ebbe termine ed i pochi Padri rimasti furono espulsi.

Ai tempi in cui la piccola chiesa da cui ebbe origine il monastero era addetta al culto vi era un bel dipinto raffigurante la predicazione di San Vincenzo Ferreri di Nicolò Maria Rossi, discepolo del Giordano; una tavola della Beata Vergine Auxilium Christianorum, danneggiata dai turchi nella scorreria del 1558, ed il monumento con statua di bronzo del pittore russo Silvestro Stchendrin morto in Sorrento nel 1830, fattogli erigere da Nicolò imperatore di tutte le russie (V. Capasso mem. Stor. Della chiesa sorrentina, p. 145). Tale monumento bronzeo è tutt’oggi ubicato nel cimitero civico di Sorrento.

Nel 1873 la struttura fu venduta ad un privato, tale Don Gaetano de Martino, della omonima famiglia di naviganti di Meta e nonno, o meglio, come lo definisce il De Angelis “il secondo suocero di mio padre”, dell’autore. A seguito di sfortunate operazioni commerciali relative investimenti agricoli in Puglia Don Gaetano decise di alienare alcune proprietà di famiglia, al fine di ripianare un ingente debito contratto con il Banco di Napoli, iniziando dai possedimenti non strategici quale appunto il Convento di San Vincenzo e l’annesso giardino.

Per tale cessione egli si avvalse della mediazione di Don Guglielmo Tramontano, padrone degli alberghi Sirene e Tramontano, il quale dopo una prima infruttuosa trattativa con il magnate americano, che si tirò indietro rinunciando alle mille lire di caparra versata, riuscì dopo alcuni mesi a persuadere Sir Astor a perfezionare l’acquisto.

 Nel libro di De Angelis non è indicata la data esatta della scellerata demolizione del convento ed anche altre fonti che ho consultato riportano genericamente l’anno 1905. Presumibilmente la struttura era ancora in piedi sino al mese di settembre di tale anno, in quanto sul numero di settembre 1905 della rivista “Sorrento – nella vita, nell’arte, nel lavoro”, disponibile on line sul mio account ISSUU, è presente a pagina 4 un articolo, in lingua inglese e corredato da una foto che mostra la Villa Labonia, futura Villa Tritone, ed il vicino convento, nel quale l’autore descrive con enfasi che Sir Francis Marion Crawford non è più l’unico “gentleman” proprietario di una Villa in Sorrento in quanto Mr. Waldorf Astor ha acquistato l’ex Villa del barone Labonia ed il dismesso “Convento Agostiniano di San Giorgio” (appunto il Convento di San Vincenzo) ed il Barone Giustiniani De Gunderrode ha comprato la spledida Villa Nardi.

La storia del Convento di San Vincenzo è, a mio parere, molto interessante e meritevole di approfondimenti. Oltre il validissimo libro di Francesco De Angelis, probabilmente l’unica testimonianza specifica relativa tale argomento, consiglio la visione delle seguenti ulteriori fonti bibliografiche:

Centro di Studi e Ricerche Bartolommeo Capasso 

La Terra Delle Sirene n. 11  – Giugno 1995  “Marmi antichi della Campanella del convento sorrentino di San Vincenzo”

La Terra Delle Sirene n. 15  – Dicembre 1997  “Gli insediamenti benedettini in penisola sorrentina” p. II

La Terra Delle Sirene n. 19  – Dicembre 2000 “Santa Maria di Casarlano e San Vincenzo. Due conventi domenicani a Sorrento”

Di seguito alcune immagini del convento da lastre fotografiche di fine ottocento / inizi del novecento del mio archivio iconografico. Dalle foto si notano alcune trasformazioni di cui fu oggetto la struttura nel corso degli ultimi decenni della sua storia, quali ad esempio la scomparsa del campaniletto a vela, presente nelle immagini più datate ed assente nelle altre, e la parziale muratura di alcune aperture a volta, forse riconducibile al periodo in cui il complesso fu destinato ad ospedale civico.

Il De Angelis, quasi ottantacinquenne all’epoca della redazione del testo, chiude l’opera esprimendo un suo desiderio “assurdo ed inattuabile”: che si ricostruisse il convento “com’era e dov’era” con le celle e le loggette dalle quali fanciullo “ho sentito gli evviva al marchesino di Bugnano e dal balcone sulla piazzetta riguardare la Regina d’Olanda”, ed aggiunge “ora son vecchio e forse non mi resta molto da vivere. I muri, che sentirono le confessioni di Torquato Tasso al Padre domenicano Fra Fabiano, e che forse videro Carlo Cafiero, sono, ormai, estirpati. Vi sono quelli che sentirono le confessioni che al saggio Benedetto Croce dovette fare colui che poi fu il Re di Maggio. Mi rimane la soddisfazione di avere impedito che il mio paese avesse l’onta di diventare sede di una bisca di Stato *. Ma non voglio attribuirmi meriti, che non abbia; forse così doveva andare la cosa ed io non ebbi alcun particolare merito.
Per me, comunque: fidem servavi”.

* riferimento a quando da Sindaco di Sorrento avversò il progetto di trasformare Villa Astor in una casa da gioco.

 

Ludovico Mosca About the author

Sono un collezionista di stampe, libri, foto d'epoca e film amatoriali ambientati in Italia, principalmente in Campania (Napoli, Vesuvio, Pompei, Sorrento, Capri, Ischia, Amalfi) e nutro interesse anche per i testi le immagini ed i filmati ambientati in altri luoghi, anche esteri. Lo scopo del mio blog è divulgare la storia, le bellezze ambientali ed architettoniche e le tradizioni di vari luoghi. Posseggo libri illustrati, cartoline, diapositive (sia le tradizionali Kodachrome e simili che lastre in vetro, anche del tipo da "lanterna magica") negativi fotografici, foto tradizionali, film su nastro (vhs, video 8, betamax etc.) e su pellicola in formato 8mm, Super 8mm e 16mm, a partire dal diciannovesimo secolo (attualmente il supporto più antico della mia collezione è una lastra fotografica che riproduce una veduta di Sorrento databile tra il 1865 ed il 1875) sino agli anni del 1980. Effettuo in proprio, con attrezzature semi-professionali da hobbista, le digitalizzazioni dei vari supporti presenti nel mio archivio, dedicando a questa passione gran parte del mio tempo libero e spinto da una costante curiosità verso i costumi e le tradizioni del passato. La famiglia di mio padre Giuseppe è originaria di Gragnano, in provincia di Napoli, cittadina famosa per la produzione della pasta, i "maccheroni" ed altri formati, e del vino.

2 Comments
  • Giovanni Rosina

    Bellissime lastre fotografiche, storiografia attenta, che dire complimenti

    25 Agosto 2016at10:45

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